Campanile di Vilminore

Sul pavimento della cupola campanaria, vicino alla balaustra del versante est, sono incise quattro figure geometriche: eseguite con un utensile in ferro a punta fine riproducono due giochi: il filetto e l' alquerque o tria multipla. Una figura, la meglio conservata, è incisa su una lastra della misura di 130x44,5 cm.: Essa è posta vicino al bordo della balaustra e rappresenta un alquerque. Le altre tre figure sono incise su due differenti lastre poste nella fila più interna e sono parzialmente rovinate. Esse sono: un alquerque e due filetti. Il filetto posto nella posizione centrale è parzialmente coperto dal sostegno del castello metallico delle campane. Sulla stessa lastra, della misura di 144 X 48 è inciso un secondo filetto. L' ultima lastra, in cui è inciso un alquerque piuttosto rovinato, misura 98 X 36. Prima del restauro del campanile queste figure erano nascoste da uno strato di calcare (calcina) che copriva tutte le fughe delle pietre. L' asportazione di questo strato calcareo, mediante sabbiatura, ha permesso di mettere in evidenza, oltre ai giochi, anche delle scanalature eseguite nelle lastre di pietra. Queste scanalature erano state eseguite per poter inserire delle zanche in ferro in modo da tenere unite le pietre. La collocazione odierna, caotica e non simmetrica di queste scanalature, come pure alcuni aggiustamenti delle pietre, indicano un differente utilizzo delle lastre in tempi precedenti. Sicuramente queste pietre facevano parte di un pavimento o di un muro di altra costruzione antecedente. Soltanto dopo il 1790, anno in cui iniziò la costruzione del nuovo campanile di Vilminore, vennero poste nel luogo ove ora si trovano. Allo stesso modo le incisioni, per la collocazione in cui si trovano allo stato attuale, vicino all' angolo perimetrale sul lato sud, molto vicino al bordo della balaustra sul lato est, e collocate sotto il castello delle campane, sono da ritenere antecedenti alla costruzione dell' attuale campanile. Le pietre riutilizzate possono provenire dalla torre campanaria crollata verso la fine del 1700. A scopo scaramantico può essere attribuita l' esecuzione di croci, di varie dimensioni, dipinte su alcune pietre della balaustra della cupola campanaria. Probabilmente la causa del precedente crollo è stato ritenuto una sorta di maledizione, per cui si è corsi al riparo dipingendo croci a protezione del luogo. Alcune fonti orali affermano che parte delle pietre utilizzate per la costruzione dell' attuale campanile provengono dalla vecchia chiesa che era ubicata nella località S. Maria.

Che significato hanno questi disegni. Definire queste figure geometriche semplicemente dei giochi è troppo banale. Che le incisioni rappresentino degli antichi giochi è innegabile, ma dietro questi segni vi è anche un simbolismo che è stato cancellato dalla memoria. L' evoluzione di questi segni inizia dalla preistoria. Essi derivano, quasi sicuramente dalle varianti e modificazioni del quadrato. Questa figura geometrica è stata ed è tutt' ora un importante simbolo: " esso esprime l' orientamento dell' uomo nello spazio e nell' ambito vitale....comporta un principio d' ordine che sembra essere innato nel' uomo e che, in un sistema dualistico, si contrappone al cerchio, che rappresenta le potenze celesti." - Biedermann Hans - Enciclopedia dei simboli. Il filetto è stato, a quanto risulta, confuso nel medioevo col labirinto. Al pari di quest' ultimo poteva simboleggiare il tortuoso cammino dell' anima verso la purificazione. Leggendo la descrizione della Gerusalemme celeste, dal libro dell' Apocalisse, e, volendo poi disegnare il perimetro della città, si arriva alla costruzione di un filetto. La descrizione parla, infatti, di mura quadrate e tre porte per ogni lato.

La città di Gerico ricorda un filetto con diagonali. Due noti studiosi, Gaggia e Gagliardi, nel volume " La cultura figurativa rupestre dalla protostoria ai nostri giorni", non escludono che il filetto possa essere divenuto il segno distintivo di qualche setta cristiana. Oltre a queste semplici considerazioni, è importante notare come oltre i due terzi dei filetti fino ad ora catalogati, dato del GERSAR 1988, è inadatto al gioco. Questo perchè le dimensioni delle incisioni sono troppo ridotte, oppure il disegno dei giochi è stato eseguito sulle facce inclinate dei sassi. In alcuni casi sono incisi sui soffitti di case o grotte. Anche sui filetti trovati in val di Scalve, compresi quelli del campanile di Vilminore così come attualmente ubicati, è impossibile giocarci. La maggioranza dei tavolieri, termine usato per indicare i giochi nel loro insieme, fino ad ora scoperti, appare in connessione con strutture religiose. Dal volume di Gaggia e Gagliardi (op. cit.) si scopre che già nel 1061 San Pier Damiani ottenne la condanna papale per questo gioco. Il Concilio di Parigi (1212 - 1213) mise al bando scacchi e filetto e solo tre secoli dopo, la chiesa, tolse la condanna. Queste condanne, integrate nei secoli da ordinanze di divieto di giocare, emesse da vari vescovi nelle loro diocesi, erano mirate a debellare questa pratica. Per secoli si è giocato seguendo le linee graffite sulla roccia ma, e ciò è molto strano, ad un certo punto questa pratica è stata interrotta. Si è smesso di giocare e la gente, in molti casi, non ricorda neppure a cosa servissero. E' impressionante come un' abitudine perdurata così a lungo e fino a tempi relativamente recenti sia scomparsa senza lasciare tracce profonde nella memoria collettiva.

Come si giocava.
Il filetto ha parecchi nomi a seconda delle località dove viene impiegato ed è diffuso praticamente dappertutto. Le diagonali, che per il gioco nella forma attuale non servono, sono gradualmente scomparse. Sembra comunque, che le diagonali siano legate ai modi di giocare delle singole zone ed il modo di muovere le pedine è, di conseguenza differente. Sui tavolieri scalvini fino ad ora trovati, non sono indicate le diagonali. Si gioca con nove pedine per giocatore e lo scopo è di allineare tre delle proprie pedine lungo i due angoli e l' intersezione di un lato di uno dei tre quadrati concentrici. Oppure lungo le tre intersezioni di una delle quattro mediane ottenendo, così il filetto. Chi ha fatto il filetto mangia una pedina all' avversario a sua scelta. Vince colui che blocca l' avversario impedendogli di muovere le pedine. A Vilminore il filetto era chiamato " Tavola bagola" e, l' unica persona che ricorda di aver giocato a questo gioco (Capitanio Rocco anni 75) dice che venivano impiegate come pedine dei frammenti di ardesia. Egli afferma anche di aver graffito, da giovane, un filetto su una pietra della via Acerbis, oggi andata perduta. Nella variante con le diagonali, particolarmente in auge nel 1300, si giocava con 12 pedine. Altre varianti sono nel numero delle cinte che possono essere due o quattro. In questo caso variano il numero delle pedine.

La Tria multipla o Alquerque
Di origine molto antica, questo gioco, è stato importato in Europa dagli antichi arabi, da cui deriva il nome. La prima citazione di questo gioco si ha in un manoscritto del X sec., ma stranamente, non viene mai citato con il suo vero nome. Il tavoliere è costituito da quattro Trie affiancate a due a due. Ogni giocatore ha dodici pedine che vengono disposte sul tavoliere lasciando libero il centro. Le pedine si muovono in avanti, di lato e in diagonale, ma non indietro e mangiano come a dama. Quando una pedina raggiunge la penultima riga orizzontale, non và sull' ultima finchè non può mangiare. Vince chi, come a dama, ha mangiato tutte le pedine avversarie o le ha immobilizzate. Ma non tutti lo praticano così. In alcuni casi è chiamato : "i gatti e i topi". Le pedine non sono pari ma sono venti topi e quattro gatti. In bergamasca e più precisamente in Valbondione è conosciuto con il nome di " ol bagol" . La base di gioco è identica a quella dell' alquerque ma differisce nelle regole del movimento delle pedine che possono andare anche indietro. Anche il valore delle pedine cambia a seconda della loro collocazione facendo diventare più macchinoso questo gioco dal suo antenato arabo. Una variante interessante è il gioco del "lupo e delle pecore". Questo gioco avviene su un tavoliere con tria multipla disposta a croce. Le persone intervistate finora non ricordano di aver mai giocato con la tria o alquerque. Nessuno ha saputo indicare neppure come si giocava in valle di Scalve a questi giochi, che, finora sono stati trovati solamente sul campanile di Vilminore. I filetti invece sono ben rappresentati su alcuni massi nella zona di Cima Verde nel comune di Colere.
Grassi Maurilio