IL DISASTRO DEL GLENO
seconda edizione

Preciso subito che il merito di questo libro, se si esclude l’idea di realizzarlo in occasione del cinquantesimo anniversario del disastro del Gleno (nel lontano 1973), è mio soltanto in parte.
Infatti le pagine più significative sono dovute ad autori che in quegli anni (usanza strana) non facevano comparire il loro nome sui giornali. Non potevo, d’altra parte, impostare diversamente il lavoro, non essendo stato -per ragioni di anagrafe - testimone oculare del terribile evento; della organizzazione, raccolta e scernita dal vastissimo e ripetitivo materiale documentario, invece, mi assumo la piena responsabilità.
Può essere utile questo mio lavoro? Credo proprio di si. Per una zona come la Valle di Scalve potrà servire non soltanto come ricordo doveroso del passato e dei poveri Trapassati, ma come incitamento a proseguire nell’ordinato sviluppo del turismo e delle attività tipiche della zona, attingendo alla forza e compattezza con cui gli Scalvini del dopo-1923 hanno saputo affrontare la ricostruzione, mantenendo ancora ecologicamente intatta la loro Valle: per Darfo Boario Terme potrà servire, tra l’altro, come termine di raffronto tra la vita di allora (eminentemente e temporaneamente imperniata sullo sviluppo industriale) e la vita di oggi, e per studiare il proprio futuro, programmandolo sulla base di dati irrefutabili.
Questo può avvenire perché dall'attenta lettura del libro si possono dedurre utili insegnamenti sui costumi, gli usi, i sacrifici immensi dei nostri Padri.
Il nuovo capitolo sulla eventuale prossima ricostruzione della diga è carico di insegnamenti diretti e vivi, che saranno certamente utilissimi. L’Ente o la società ch’e si incaricherà della realizzazione della "Nuova diga del Gleno" dovrà prima meditare ogni parola di questo libro!
Mi preme infine rassicurare i lettori che i fatti narrati corrispondono tutti al vero e, oltre che basarsi sulla lettura di giornali dell’epoca, si sono ricavati dalla attenta consultazione di documenti d’archivio (Archivio Comunale di Darfo, Archivio di Stato di Brescia etc.), e su testimonianze dirette.
Per questa edizione debbo ringraziare vivamente della collaborazione:
- l’impiegato del comune di Azzone Giacomo Bettoni;
- i fratelli Simone e Mattia Quetfi;
- il maestro Attilio Arrigoni;
- don Ilario Vivenzi, parroco di Corna Camuna;
- l’amico Marcello Ricardi per i vari suggerimenti, per la paziente opera di correttore di bozze e per la stesura di un pratico indice dei nomi.
Tutti mi sono stati prodighi di consigli e mi hanno fornito documenti e fotografie preziosi.
Penso di aver sempre considerato in primo piano il destino degli uomini, più che quello della diga; senza per ciò sottacere i termini tecnici della costruzione di un’enorme e grandiosa opera che, se ben realizzata, oggi tutti ammireremmo, gigantesca, sulla montagna di Gleno.
Uomini furono i costruttori, orgogliosi e potenti; Uomini gli operai soggetti alle direttive; uomini le innocenti vittime...
Per comprendere quanto risalto ho dato al loro destino il capi-tolo più significativo è quello delle "testimonianze"; ma l’uomo è sempre presente in ogni pagina della vicenda amara del Gleno.
1° dicembre 1989 66° anniversario del Disastro.
G.S. Pedersoli

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