Merli Antonio di Bortolo, anni 29, minatore, Vilmaggiore.

“… invero la parte esterna della muratura veniva compiuta a regola d’arte. Nella parte interna, invece, venivano lanciati sassi, malta alla rinfusa. Mentre io facevo notare queste irregolarità ad un mio compagno, di cui non ricordo il nome, e che io credo essere della Val Seriana, fui udito da qualche rappresentante della Ditta (Colombo Donato). Certo è che la sera stessa fui licenziato sotto la stupida accusa che io ero un rivoluzionario… Potetti varie volte constatare che durante  la notte gli operai milanesi della Ditta Vita & C., assuntrice della costruzione della Diga del Gleno, continuavano i lavori, ma essi non facevano altro che buttare nella muratura solo sassi e sabbia… Gli operai milanesi… lavoravano dalle 19 alle una o due del mattino”.

(Tratto dal libro "Il disastro del Gleno" di G. Sebastiano Pedersoli - Edizione riveduta in occasione del 75° anniversario - Copyright Edizioni Toroselle di Pedersoli dott. Giacomo)

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