Chiarolini Margherita (Sacca di Esine, classe 1883).
"In quel lontano giorno giungevano ogni momento notizie raccapriccianti. Molte famiglie dei dintorni di Darfo attesero con trepidazione che ritornassero gli uomini che lavoravano nella ferriera o in altri stabilimenti di
Darfo. Ricordo di aver atteso fino a sera un mio fratello che aveva dovuto mutare il consueto itinerario di ritorno. C'erano cadaveri impigliati perfino sulle piante di gelso che allora erano numerose perché si allevava ancora, in zona, il baco da seta. L'acqua aveva raggiunto l'altezza del portale di ingresso al Convento, a
Darfo.
Mi è rimasto in mente, spettacolo impressionante, il grande numero di mucche, muli e altre bestie accatastate sotto il ponte fra Darfo e Corna e in altri posti. La carne era lì; era invitante; spesse volte le bestie erano già a pezzi. I tempi erano di grande miseria per noi! Vi furono alcuni che tentarono di mangiare quella carne. Era solo bella all'apparenza perché, sotto i denti, rivelava la presenza di sabbia ed era immangiabile.
Furono molti quelli che dai paesi vicini, come sciacalli, cercarono sui luoghi del disastro roba e soldi per arricchirsi".
(Tratto dal libro "Il disastro del Gleno" di G. Sebastiano Pedersoli - Edizione riveduta in occasione del 75° anniversario - Copyright Edizioni Toroselle di Pedersoli dott. Giacomo)