Introduzione

Il testimone più importante del processo fu il guardiano della diga, tale Francesco Morzenti fu Giovanni Andrea e fu Piantoni Camilla, nato ad Oltrepovo il 1° gennaio 1888, domiciliato a Teveno, morto l'11-6-1971 nella sua Valle di Scalve.
In un primo tempo, forse frastornato da una infinità di domande e sottoposto ad un logorio psicologico insopportabile per un uomo abituato al proprio lavoro e poco amante delle chiacchiere, non ricostruì nei minimi particolari la sua terribile esperienza se non raccontando quanto avvenne nell'alba tragica del disastro. Disse, ad esempio, che "l'acqua che veniva fuori dalla diga (cioè per perdite) dal 1921 fino al giorno del disastro è stata sempre costante e non ha mai aumentato di volume"; e anche che non aveva mai inteso da alcuno che la diga non fosse costruita a regola d'arte.
Col passare del tempo la sua testimonianza divenne sempre più precisa e più critica nei riguardi della Ditta Viganò. Nel gennaio 1924 - secondo la testimonianza di certo Ferrari Giovanni fu Bonfiglio, anni 31, stradaiolo provinciale di Vilminore, e di altri, circostanza confermata dallo stesso Morzenti - mentre si trovava nell'osteria di S. Andrea ebbe ad affermare che sapendo di essere l'unico testimone oculare dell'inizio del disastro, non voleva sentirsi un peso sulla coscienza nel non dire la verità, anche per rispetto delle centinaia di morti. Aggiunse che da lui era stato un certo dott. Quaini Pietro (gli altri testimoni parlarono di un "prete" non altrimenti specificato) che l'aveva invitato a dire tutta la verità.
Nessun riassunto della testimonianza può rendere l'idea di quel che avvenne il 1° dicembre 1923.

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