Sentiero CAI 401
(Passo di Manina - Rifugio Albani - Passo della Porta)
Aggiornato all'agosto 2001 | |
SCHEDA: | ||
Numero CAI: | 401 | |
Altre numerazioni: | ||
Nome o soprannome: | E' l'ultimo tratto del "Sentiero delle Orobie" | |
Partenza: | Passo di Manina (1796 m) | |
Arrivo: |
Rifugio Albani (1948 m) - Bocchetta del Visolo (2369 m) | |
Dislivello: | 152 m - 421 m (Tratto attrezzato) | |
Tempi parziali: |
Passo di Manina - Sella
dell'Asta: 45 minuti |
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Tempo totale: | ore 3.30 - ore 4.00 al rifugio | |
Lunghezza: | ||
Periodo consigliato: | giugno - ottobre | |
Difficoltà: | EE - EA (legenda) | |
Attrezzatura: |
Per il tratto della via attrezzata della Porta indispensabili casco e cordini da ferrata. | |
Note naturalistiche: |
Lungo il percorso si incontrano stupende fioriture di piante alpine con alcuni endemismi. Ai piedi del Monte Ferrante è stata scoperta una grotta che conserva al suo interno, sino a tarda estate, uno strato di ghiaccio. |
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Note tecniche: |
Una corda metallica agevola il passaggio prima del Passo Fontana Mora. |
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Note storiche: |
Il Passo di Manina è noto per gli impianti minerari ora chiusi. |
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Bivi ed incroci: |
Al Passo Fontana Mora
c'è l'incrocio con il sentiero CAI 404
(Cascina Frassinetto - Passo Fontana Mora) |
Dal capoluogo Vilminore si sale
alla frazione Nona e lasciata l'auto si prosegue lungo la strada sterrata
che conduce nei pressi del valico della Manina dove è collocata una piccola
chiesa.
Raggiunto il Passo di Manina
(1)
(1796 m) si prosegue in piano verso
sinistra ci si immerge in un
ontaneto arrivando poco dopo al limitare di un
ampio avvallamento da cui si intravedono, in basso, le baite della località "Asta
Alta". Nei pressi di un muricciolo a secco ci si dirige verso W,
attraversando un ruscello solitamente asciutto e si sale con comodi tornanti
passando attraverso un caratteristico intaglio fra due
collinette. Raggiunta un'ampia sella erbosa si costeggia la cima del Monte Pizzul
(2070 m) con un tratto pianeggiante lasciando
sulla sinistra una pozza d'abbeverata
(2)
spesso asciutta. In questo punto
si incrocia il sentiero CAI 399 che scende ai paesi di Tezzi e Gandellino in Val Bondione.
Il tratto di sentiero che segue è caratterizzato dalla presenza di doline e rocce affioranti,
ed è importante prestare attenzione in questo punto in quanto le pietre,
se bagnate, possono essere scivolose. Aggirato un dosso, da cui si stacca un
sentiero non contrassegnato dal numero CAI che permette di raggiungere il Lago Spigorel
(3), si perde un po' di quota giungendo al limitare di un avvallamento
in cui vi è
un piccolo ghiaione. In questo punto fino a pochi anni fa c'era una piccola
sorgente che attualmente è quasi completamente asciutta. Da qui il sentiero
inizia a salire sempre più ripido percorrendo un ghiaione che, con un ampio
giro, entra in una conca chiusa sul fondo da scoscese pareti di roccia.
Ci si alza gradatamente sui ghiaioni restando sulla sinistra dove il fondo è
più erboso e puntando ad una parete di roccia nerastra.
La serie dei tornanti che segue, lungo la quale si notano varie doline, conduce
ad una parete di roccia che si aggira, quasi in piano, dirigendosi verso uno
stretto intaglio in direzione ESE.
Il superamento di questa fenditura nella roccia è agevolato da una catena di
circa 30 m di lunghezza; oltrepassato l'ostacolo si prosegue in leggera
discesa, aggirando a mezza costa il Monte Vigna Vaga posto alla testata della Valle Conchetta. Al termine di questa camminata, non molto agevole, si
risalgono
alcuni tornanti che conducono al Passo Fontana Mora (2225 m): questa porzione di
sentiero coincide con l'ultimo tratto del sentiero CAI 404. Si prosegue ora in
direzione SE, con moderata pendenza, fra rocce rotte che costringono a continue
giravolte. Questa parte di tragitto non si sviluppa in Valle di Scalve ma poco
sotto il crinale spartiacque con la Val Sedornia.
Dopo aver attraversato un avvallamento, con alcuni tornanti si rimonta la
dorsale spartiacque tornando sul versante scalvino e proseguendo in piano, in breve
si arriva alla base della
cresta N del Monte Ferrante. Il sentiero prosegue ora un po' tortuoso sotto le
balze rocciose della parete S del Monte Ferrante
(4), per terminare,
dopo una
leggera salita, nei pressi della cresta S del monte stesso. Lungo questa facile
cresta, in parte erbosa, è tracciato il sentiero che conduce alla vetta
(2427 m).
Guardando verso valle si può scorgere la costruzione del Rifugio Cima Bianca con la
stazione di arrivo della funivia che sale da Malga Polzone e che si raggiunge
in pochi minuti di discesa a tratti ripida.
Una strada sterrata, realizzata recentemente, collega i Rifugi Cima Bianca e Albani
ed è usata comunemente dalle comitive ma non porta contrassegni CAI. Il nostro percorso si sviluppa più a monte seguendo, in leggera discesa, il
crinale spartiacque fra le due "vallate", senza particolari problemi. Giunti in
vista del Passo dello Scagnello (2146 m) si lascia la costa affrontando con
piccoli tornanti il pendio erboso sottostante fino a giungere poco sotto il
valico. Scavalcando il passo, contraddistinto da un evidente ometto in sassi, si
scende in Valzurio (Val Seriana) mentre proseguendo in leggera discesa si
perviene ad un ampio pianoro posto sotto la Cima Verde
(5).
Il nome di questa modesta elevazione (2120 m) deriva dalla folta vegetazione arbustiva che
contrasta con il biancore delle sottostanti rocce calcaree. Il pianoro, che si
costeggia nella sua porzione orientale, è caratterizzato da numerosi massi
incisi con caratteri filiformi, oggetto di recenti studi di settore
(6).
Il nostro sentiero continua scendendo, transita tra i resti degli impianti
minerari della zona fino a giungere al Rifugio Albani, che lasciamo sulla
sinistra, per superare poco dopo l'ex villaggio dei minatori e scendere alla baita alta di Polzone. In questo punto,
seguendo il sentiero che scende alla sinistra (CAI 403), si può arrivare al paese di Colere mentre il nostro tragitto prosegue in piano, a mezza
costa, e coincide con il percorso con segnavia CAI 402. Si percorrono i ghiaioni
posti ai piedi dell'imponente parete nord della Presolana
che domina il paesaggio specchiandosi nel Laghetto di Polzone,
collocato sul fondo di una grande dolina. Scavalcato il passo della
Guaita si deve perdere ancora un po' di quota per giungere al bivio dove, staccandosi sulla
sinistra, il sentiero CAI 402 prosegue alla volta del paese di Colere. Dopo un breve tratto in piano
il nostro sentiero, in prossimità dello
spigolo nord della Presolana, inizia a salire con pochi tornanti giungendo
all'inizio del tratto conosciuto come "Ferrata della Porta".
"Ferrata della Porta"
Questo tratto di sentiero permette di arrivare alla Bocchetta del Visolo e
quindi discendere il versante meridionale del massiccio della Presolana, in Val Seriana. E' uno dei percorsi più emozionanti del comprensorio scalvino
perchè svolgendosi fra canali e pareti rocciose ricorda le famose vie
attrezzate
dolomitiche. La via "Ferrata della Porta", dedicata a Corrado Franceschi scomparso
nel 1967 durante un'escursione sulla Presolana, non presenta passaggi estremi ma
va affrontata con le dovute cautele. L'esposizione e soprattutto la friabilità
della roccia impongono l'uso del casco e dell'imbragatura oltre che un adeguato
allenamento
(7).
La via da seguire è ben indicata dal susseguirsi di cordine metalliche, catene e
scalette collocate per agevolare i passaggi più impegnativi. Una scaletta
verticale, all'interno di un tetro canale, segna l'inizio di questo percorso di
circa 600 metri di dislivello, privo di sorgenti e ripari adeguati in caso
d'improvviso maltempo. Corde fisse e altre scalette, la più lunga delle quali
misura 16 metri, permettono di guadagnare quota giungendo ad una stretta
forcella aperta fra la parete ed un torrione isolato; da qui si scende in un
canalone per poi passare attraverso un intaglio oltre il quale, risalendo un piccolo
canale, si giunge alla sommità dello sperone (2230 m)
(8).
Da questo punto molto panoramico si scende lungo un pendio, insidioso a causa
del pietrisco, nell'ampio avvallamento
denominato "Fupù". La conca è
solitamente ingombra di neve anche nel periodo estivo per cui bisogna prestare
molta attenzione nell'attraversamento di questo tratto. Lasciata
l'impressionante parete NE della Presolana, che chiude nella parte alta
l'avvallamento appena percorso, si risale la dorsale successiva dove si apre lo
scenario delle formazioni rocciose denominate "Quattro Matte". Altre corde metalliche, che tagliano il pendio in
diagonale, conducono verso la Bocchetta del Visolo da cui si sale, seguendo un breve canale, alla vetta del Monte Visolo
(2369 m); dalla parte opposta invece, seguendo prima una traccia di sentiero
ricavata lungo il pendio sassoso e successivamente una cresta esposta senza protezioni,
si può raggiungere
la vetta della Presolana Orientale (2490 m).
Il rientro avviene per lo stesso itinerario di salita.