Sentiero CAI 407
(Teveno - Malghe Barbarossa - Passo di Manina)

Scritto il: 04/12/1994
Aggiornato il:  
   

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SCHEDA:  
Numero CAI: 407
Altre numerazioni: nessuna
Nome o soprannome: nessuno
Partenza: Teveno 1134 metri
Arrivo: Passo di Manina 1796 metri
Dislivello: 662 metri
Tempi parziali: Baita bassa Barbarossa metri 1704:ore 1.15
Tempo totale: ore 2.30 - 3.00
Lunghezza:  
Periodo consigliato: Fine maggio - fine novembre.
Difficoltà: E - Escursionismo facile
Attrezzatura:  
Note naturalistiche: Il paesaggio è tipico dei pascoli alpini con bellissime fioriture primaverili. Notevole presenza di marmotte
Note tecniche: Da Teveno alla baita bassa di Barbarossa (1704 m) il tracciato è una mulattiera.
Il tratto baita Alta (1832 m) - passo della Manina, (1796 m) è in leggera discesa e si snoda lungo le pendici del Monte Barbarossa e del Pizzol.
Note storiche: Al Passo di Manina c'è la cappella dedicata alla Madonna Pellegrina.
Nell'inverno 1944, alle miniere della Manina si svolse un'importante azione partigiana contro il presidio tedesco di stanza in quel luogo.
Bivi ed incroci: A Teveno si può giungere seguendo il sentiero CAI 405 (Magnone - Costa di Valnotte - Teveno) oppure percorrendo la più comoda strada interpoderale della Valnotte.
Al Passo di Manina arriva anche il sentiero CAI 408 (Nona - Passo di Manina).
Sempre dal passo parte il sentiero CAI 401 (Passo di Manina - Passo la Porta - Cassinelli) che coincide con l'ultimo tratto del " Sentiero delle Orobie".

DESCRIZIONE:

Giunti alla frazione di Teveno, si prosegue fino all'incrocio con la strada denominata della Valnotte. In questo punto si può lasciare l'auto e ci s'incammina lungo la stradina racchiusa tra le ultime case del borgo, in direzione W. Il percorso è costituito inizialmente dalla strada interpoderale che prende avvio in prossimità del campo sportivo, racchiusa fra prati coltivati; anche qui c'è un piccolo spazio per le auto. Poco dopo, in prossimità della stazione di partenza degli ex impianti di risalita, si lascia, sulla destra, una statua lignea del Cristo e si attraversa un prato, puntando verso la valle percorsa da torrente.
Dopo il primo tratto, pianeggiante, all'altezza di una baita, incomincia la salita e percorse poche centinaia di metri si lascia, sulla sinistra, la costruzione in cemento adibita a stazione dell'acquedotto civico. Si prosegue attraversando due vallette in cui scorre abbondante acqua, quindi ci s'inoltra nel bosco.
Superato un fontanile di recente realizzazione il bosco adulto e fitto, lascia il posto a piante giovani e rare, perché dai canali soprastanti scendono periodicamente grosse valanghe che sradicano gli alberi maturi.
Giunti in prossimità delle rocce, con un ampio tornante destrorso, si entra nuovamente nel bosco e si risale interamente la costa boscosa con ripidi tornanti.
All'uscita dal bosco si punta in direzione del vallone che si era lasciato in precedenza, entrandovi e risalendolo per circa un centinaio di metri. Si lascia nuovamente l'avvallamento per salire sulla costa del monte su cui è posta la baita bassa di Barbarossa, quota 1704 metri. La baita è stata parzialmente sistemata e consta di un piccolo porticato e un piccolo riparo per le bestie (1).
L'itinerario prosegue superando un promontorio e, attraversata una valle con acqua, il tracciato della strada si fa meno evidente, confondendosi con il prato.
Si lascia sulla destra una prima pozza d'abbeverata (2), e, salendo una collinetta e seguendo una direzione W si prosegue attraversando il pascolo, lasciando sulla destra altre due pozze, una piccola e una grande. Più in alto, s'incontra la tozza costruzione in cemento di una porcilaia che si lascia sulla sinistra. Si è giunti, con un ultimo sforzo, alla baita alta di Barbarossa, quota 1832 m. La malga è costituita da un'ampia baita composta di due locali sempre aperti e in discreto stato di conservazione. Annessa alla fabbrica rurale c'è una tettoia per le bestie e, nei pressi, c'è un'altra pozza d'abbeverata. Le numerose pozze artificiali testimoniano la scarsità di sorgenti che caratterizzano la zona. Si prosegue salendo su una collinetta arrivando ad un pianoro in cui alberga un'ennesima pozza. Da questo punto, guardando verso Nord, si scorge la mole imponente del Pizzo Coca; guardando SW si vede la tetra parete Nord del Pizzo di Petto (3) che domina l'alpeggio.
Si abbandona il pascolo salendo in direzione WNW e si passano tre vallette franose. Questo tratto diviene ora un semplice sentiero, a volte difficile da individuare perché nascosto dalla vegetazione. Al quarto avvallamento, il sentiero diviene pianeggiante e permette di aggirare il costone est del Monte Pizzol. Passato il costone erboso, si lasciano sulla destra, poco sotto il sentiero, i resti di una piccola baita e si entra in un recinto in pietra a secco per animali (barek), di notevoli dimensioni, che si attraversa per intero, in piano; siamo a quota 1915 m. Si attraversa ora un ampio vallone erboso, alla cui estremità Nord inizia un ontaneto. Entrati negli arbusti c'è una breve discesa, quindi con un falso piano si attraversano alcuni canaletti formatisi a causa dell'erosione dell'acqua piovana. Si prosegue verso Nord fino al limitare dell'ontaneto sbucando su una radura che termina sulla costa del Monte Pizzol. Si segue ora il crinale, stando leggermente sotto costa e attraversando un piccolo ontaneto, per poi con una breve discesa arrivare al basamento, in cemento,  di un pilone delle linee elettriche di proprietà dell'ENEL.
Da qui, con circa 100 metri di risalita verso NW, si giunge alla piccola cappella collocata al Passo di Manina.

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