Sentiero CAI 411
(frazione Pianezza - diga del Gleno)
Scritto il: | 21/06/1995 |
Aggiornato il: | |
SCHEDA: | ||
Numero CAI: | 411 | |
Altre numerazioni: | nessuna | |
Nome o soprannome: | Nessuno | |
Partenza: | Pianezza 1270 metri | |
Arrivo: | Diga del Gleno 1520 metri | |
Dislivello: | 250 metri | |
Tempi parziali: | ||
Tempo totale: | ore 1.0 | |
Lunghezza: | 2.5 km | |
Periodo consigliato: | aprile - fine novembre | |
Difficoltà: | T - Escursionismo facile | |
Attrezzatura: | Scarpe da trekking | |
Note naturalistiche: | Stupendi panorami | |
Note tecniche: | Facile passeggiata, a volte pericolosa in primavera.Breve tratto esposto ma ben protetto. | |
Note storiche: |
Il percorso è una mulattiera di servizio
costruita nel 1922 - 23 per i lavori della diga. La diga crollò il primo dicembre 1923. |
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Bivi ed incroci: | Alla diga del Gleno si incontra il sentiero CAI 410 (Bueggio - diga del Gleno - passo Belviso) |
DESCRIZIONE:
Questo sentiero è certamente uno dei più
conosciuti e battuti non solo dai numerosi turisti
che risiedono in Valle nella stagione estiva, ma anche da escursionisti
provenienti da fuori.
I motivi di ciò sono svariati, ma il principale è rappresentato sicuramente
dalla curiosità di visitare gli impressionanti ruderi della diga crollata,
spettacolo a sua volta inserito in uno scenario naturale stupendo, quasi privo
di vegetazione, ma caratterizzato da una serie ininterrotta di ruscelli ed alte
montagne, culminanti con il monte Gleno (metri 2882).
Raggiunta la frazione Pianezza e lasciata l'auto ci si incammina in uno stretto vicoletto fra due case, lasciando sulla sinistra una bella fontana coperta. Si
superano alcuni scalini che permettono di attraversare un prato delimitato da cavi metallici
collocati per impedire agli
escursionisti di calpestare l' erba che è falciata. Passato un fresco faggeto si
esce su una distesa erbosa nei pressi di una baita in sassi recentemente
ristrutturata dove si incrocia la mulattiera che sale, con un ampio
giro, sempre da Pianezza, e si prosegue su questa, in piano, verso destra. Dopo
circa 100 metri in uno spiazzo si lascia la mulattiera e si sale lungo il
tratturo che entra nel bosco, con un ampio giro, verso ovest. In questo punto si
diparte anche il sentiero per il Collegallo e le baite di Napuleù, di recente
sistemazione.
Si sale, ora, con comodi tornanti, costeggiando il tubo della condotta forzata,
attraversando un rado bosco di pini mughi, larici e ginepri. Si raggiunge, così,
la località "Pagarulì" ,quota 1507 metri, contraddistinta da una costruzione in
cemento recintata, da dove parte la condotta forzata dell' acqua. Il sentiero
prosegue ora in piano, in direzione N- W, contornando i ripidi fianchi della
montagna soprastante. Questo tratto di sentiero è stato, in alcuni punti, ricavato nella
viva roccia ed era, un tempo, caratterizzato da un ponte di corde molto ardito
(1).
Lungo il percorso si possono ancora osservare le costruzioni di servizio alla
diga poco prima di raggiungere i ruderi dello sbarramento, guardando verso il fondo
della valle, nel torrente, si possono notare alcune marmitte dei giganti.
La diga costruita nel 1920 - 22, alle ore 7.00 del primo dicembre 1923 cedette,
travolgendo tutto ciò che incontrò sul suo rovinoso percorso. Oggi dell'antica
opera rimane un bacino lacustre di circa 250 metri di lunghezza
(2).