Sentiero CAI 425
(Azzone - Passo di Corna Busa)

Aggiornato al settembre 1999
   

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SCHEDA:  
Numero CAI: 425
Altre numerazioni:  
Nome o soprannome:  
Partenza: Azzone (975 m)
Arrivo: Passo di Corna Busa (1940 m)
Dislivello: 965 m
Tempi parziali:  
Tempo totale: ore 3.00
Lunghezza:  
Periodo consigliato: inizio maggio - fine novembre
Difficoltà: E (legenda)
Attrezzatura:  
Note naturalistiche:

Ambiente solitario e tranquillo ricco di flora.

Note tecniche:

 
Note storiche:

 

Il Monte Negrino è stato teatro di una lotta durata secoli, terminata alla fine del 1600, fra bornesi e scalvini per il suo possesso.

Bivi ed incroci:


 

In località Le Some incrocia il sentiero CAI 419 (Lifretto - Costone - Azzone).
Al Passo di Corna Busa incrocia il sentiero CAI 423 (Schilpario - Pizzo Camino).

Il sentiero in oggetto ha tre differenti partenze. La prima è ubicata nella piazza del paese di Azzone: qui si segue la via Gregorio Morelli, che inizia a fianco del Municipio, e ci s'inoltra all'interno del paese: giunti all'altezza della chiesa parrocchiale si continua in salita superando il ponte che scavalca la nuova strada provinciale numero 60. Il ponte costituisce anche la seconda partenza per il sentiero CAI 425, giacché si può iniziare il percorso parcheggiando l'auto lungo la provinciale precedentemente menzionata.
Superato il ponte ci s'immette su una carrareccia in bitume e, raggiunta un'edicola votiva, si lascia la strada in cemento, che conduce alla chiesetta degli alpini, e si prosegue lungo il percorso in terra battuta che si snoda fra prati parzialmente coltivati. Superato un secondo ruscello, la "Val Nena", si prosegue lungo un tracciato ripido in bitume. In questo punto, in prossimità di un evidente tornante, c'è l'intersezione con il sentiero che sale dal terzo luogo di partenza e percorre la "Val Nena".
La terza possibile partenza del sentiero CAI 425 è collocata sul ponte della "Val Nena", fuori dell'abitato di Azzone.  In un piccolo spiazzo adiacente al campetto di calcio, si dipartono due strade forestali: una pianeggiante che prosegue verso la località "Raseghe" e la Riserva "Boschi del Giovetto", la seconda che sale ripida costeggiando il torrente appena attraversato ed inoltrandosi nel bosco. Questa seconda strada, che poi si trasforma in sentiero, è l'inizio del nostro percorso, segnalato da apposito cartello indicatore. Il percorso si addentra nel bosco in direzione NE, costeggiando il Torrente Nena. Poco prima della costruzione in bitume dell'acquedotto comunale, a circa metà strada, si collega con il tracciato della strada interpoderale che sale dal paese (4).
Si continua ignorando le deviazioni realizzate per servire le baite sparse lungo il pendio e superando la costruzione in bitume dell'acquedotto comunale. Effettuati quattro tornanti si assiste ad un repentino cambiamento dell'ambiente circostante perché ci troviamo nei pressi della località "Le Some" (1436 m).
Le numerose baite e i fienili presenti nella località testimoniano la passata importanza rivestita dai pascoli alpini e l'economia prettamente agricola del paese. Si prosegue lungo una comoda strada sterrata in direzione E lasciando, sulla sinistra, una baita ristrutturata e incrociando prima il sentiero CAI 425/A, che qui termina, e poco dopo il sentiero CAI 419 "Sentiero Lungo", che per un tratto coincide con il nostro itinerario. Si percorre una porzione di strada pianeggiante racchiusa tra due prati e, dopo aver attraversato un ruscello all'ombra di una fila d'alberi, si entra nel pascolo denominato Negrino, dominato da una baita completamente ristrutturata (1).
Lasciata la costruzione sulla sinistra, si compie un ampio giro e si attraversa una striscia di bosco che divide la prima stazione dell'alpeggio dalla seconda. Superato questo breve pendio si attraversa il pascolo successivo, caratterizzato dalla grande costruzione ristrutturata nell'anno 2000 posta nel centro della radura (1781 m). Da questa baita, sulle cui pareti  si possono vedere interessanti incisioni, si gode una bella vista sul Pizzo del Diavolo che fa capolino dietro il Passo della Manina (in direzione NW). Il sentiero prosegue poi meno evidente, entrando in un rado lariceto con stretti tornanti ripidi e superando un pendio morenico al termine del quale s'incontra la terza stazione dell'alpeggio. Ad un centinaio di metri dalla baita, al verificarsi di abbondanti pioggie, si forma un laghetto di discrete dimensioni che però, data la natura calcarea delle rocce, non resiste a lunghi periodi di siccità (2).
Si lascia la baita sulla destra attraversando, in direzione E, il pascolo sassoso, ricco di ericacee e rododendri, con radi larici e abeti rossi. Questo tratto di sentiero coincide con il percorso, segnato dal CAI della Valle Camonica con il numero 83, che permette il periplo del Pizzo Camino e che conduce al Rifugio S. Fermo, sotto l'omonima cima. Si guadagna quota camminando a mezza costa fra massi calcarei ed in circa venti minuti si giunge al Passo di Corna Busa (1940 m). Qui s'incrocia il sentiero CAI 423 che, salendo da Schilpario, conduce alla vetta del Pizzo Camino. Poco sotto il passo, sulla destra, si segue, proseguendo nel folto ontaneto, il sentiero n°83 che, attraversando i ghiaioni posti a nord del Pizzo Camino, conduce al Passo di Varicla, sul confine con la provincia di Brescia.
Sempre dal Passo di Corna Busa, salendo verso sinistra, lungo il comodo spartiacque si può raggiungere l'omonima località, caratterizzata dalla presenza di una curiosa formazione rocciosa da cui prende il nome (3).
Il rientro può essere effettuato percorrendo lo stesso itinerario di salita oppure scendendo lungo la Valle di Voia e seguendo il sentiero CAI 423 che conduce in circa 1 ora e 30 minuti all'abitato di Schilpario.

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