Nelle pagine che seguono viene presentata una prima sintesi della documentazione dell’intervento conservativo delle finiture delle facciate esterne laterali e del tetto della parrocchiale di Vilminore, svolto nel corso di circa un anno tra l'ottobre 1995 e il novembre 1996.
Il progetto commissionato dalla Parrocchia di Vilminore, redatto e diretto dall’arch. Attilio Cristini con la consulenza tecnica della ditta Astarte, di Rezzato (BS) e della ditta TCS, di Montichiari (BS) , è stato eseguito dall’impresa edile di Carlo Bonicelli in collaborazione con la ditta di conservazione e restauro Astarte. Il progetto è stato autorizzato dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Milano.
Le operazioni conservative sono state svolte da maestranze locali
con esperienza edilizia, coordinate da un restauratore specializzato nella
conservazione dei beni architettonici. L’abilità tecnica nelle tradizionali
operazioni del cantiere edile degli operatori locali è stata integrata,
attraverso la pratica in cantiere con il restauratore, con le specifiche
operazioni conservative proprie dell’attività di restauro. E’ stata
realizzata un’esperienza di conservazione di un bene architettonico coinvolgendo
tutti gli operatori, nelle loro rispettive competenze, in un approccio
alla conservazione del manufatto (delle sue caratteristiche materiche e
delle sue forme di degrado) coerenti con la pratica conservativa vigente.
Stato di fatto
Nel 1989-90 la Chiesa Parrocchiale era stata oggetto di un intervento
sulla facciata principale e della ristrutturazione della scalinata antistante,
mentre già una ventina d’ anni fa era stato effettuato un intervento
di impermeabilizzazione con lamiera sagomata sul tetto della navata e delle
cappelle laterali.
Numerose infiltrazioni sia dal tetto dell’abside che della sagrestia
e della chiesetta laterale ed in generale le condizioni di degrado di parte
delle facciate laterali e dell’abside, hanno reso necessario l’intervento,
inteso come forma di alta manutenzione, in antitesi ai lavori occasionali
e nell’insieme non rispettosi della specificità del manufatto che
si sono susseguiti soprattutto in tempi recenti.
Erano infatti numerose le stuccature ed i rappezzi in cemento in
corrispondenza di fessure e distacchi dell’intonaco.
La relazione al progetto ed il rilievo delle diverse situazioni
di ammaloramento (stuccature, rappezzi, dilavamenti, umidità per
capillarità, muffe, ecc.) mettevano in evidenza la consistenza delle
differenziazioni cromatiche ponendo quale obbiettivo del progetto il recupero
degli intonaci originari e della loro relativa omogeneità cromatica
capace di restituire ad una corretta percezione l’interessante assetto
volumetrico delle parti che compongono la chiesa (navata con contrafforti
e a volute, abside, cappelle laterali e sagrestia) recuperando il valore
monumentale e di riferimento urbano.
L’aspetto materico dell’intonaco originario settecentesco con la
sua grana consistente, l’assetto architettonico del volume altrettanto
forte nelle sue articolazioni e nella sua relazione con il campanile, sono
valori che appaiono imprescindibilmente legati per una corretta lettura
dei diversi livelli di percezione dell’edificio, sia alla scala edilizia
e urbana che territoriale.
E’ una monumentalità che si spiega con la maestosità
degli elementi naturali del territorio con cui si rapporta e con la leggibilità
a forti distanze che da sempre caratterizza le architetture montane.
La consistente granulometria degli intonaci, tipica degli inerti
reperiti in alta quota, nella sua particolarità conferisce una precisa
identità ai luoghi montani con una differenziazione rispetto alle
finiture di grana più fine presenti in località a più
bassa quota.
La caratteristica di questo intonaco accomuna alla chiesa edifici
del centro storico, agglomerati sparsi fino a comprendere le più
umili cascine.
Tutti gli interventi di manutenzione recenti hanno portato alla
totale sostituzione di questi intonaci.
L’esperienza della chiesa si è proposta quale sorta di laboratorio
che propiziasse un’inversione di tendenza: riportare anche i volumi più
umili all’attenzione del repertorio di tecniche della conservazione.
La copertura
L’impermeabilizzazione delle coperture dell’abside e dei tetti della
sagrestia e della chiesetta è stata realizzata con la stesura di
una guaina bituminosa a fasce orizzontali, non saldata (funziona per semplici
sovrapposizioni) per consentire un minimo di traspirabilità del
sottotetto.
I listelli a coda di rondine, lungo la pendenze del tetto, con le
assicelle trasversali danno luogo ad un’intercapedine con una ventilazione
sotto il manto di copertura in lastre di porfiroide.
Sono stati poi sensibilmente incrementati i ferma-neve isolati perché
si evitino dannosi accumuli di neve.
La fase di smontaggio del manto di copertura e di parte dell’assito
del tetto ha consentito una vasta ricognizione del sistema di travi dei
tetti, mettendo in evidenza situazioni di forte degrado, soprattutto degli
estradossi, dovuto alle infiltrazioni dal tetto ma anche situazioni contraddittorie.
Nei sottotetti della sagrestia e della chiesetta sono documentate
in modo evidente le tracce di ripetuti spostamenti e correzioni delle falde.
Nelle sporgenze di gronda del volume della chiesetta erano stati
utilizzati travetti squadrati di piccole dimensioni non proporzionati alla
tradizionale forma dei tondi sgrossati dei legni originari ancora in parte
presenti nella gronda.
L’intervento ha portato alla sostituzione dei legni ammalorati e
dei legni delle sporgenze di gronda del volume più basso, migliorandone
l’appoggio alle travi principali a cui in numerosi casi erano semplicemente
accostate con situazioni del tutto incompatibili con i carichi previsti
a queste quote.
Una sorta di capriata, con l’appoggio della trave corrispondente
al displuvio, caratterizzata da una forte deformazione è stata sostituita
con una capriata completa dei due puntoni, con riferimento ad uno schema
già presente nel sottotetto.
Nell’insieme la tradizionale esperienza delle maestranze locali
ha consentito una forma di manutenzione del tetto in continuità
ed omogeneità con la realtà del tetto così come pervenuto
ai nostri giorni.
I sistemi di protezione dell’edificio (gronde, gabbia di Faraday, drenaggi, ecc.)
Le opere di manutenzione hanno coinvolto le canali di gronda con
una sostituzione in rame della stessa sagoma, delle gronde in ferro zincato
dell’abside e la sostituzione dei ganci in ferro con elementi in rame.
Si è operato poi un riordino dei pluviali dell’abside nel
tratto in cui con estremo disordine coincidevano con le falde del tetto
basso.
Si è posto in opera una canalina in acciaio inox, sotto il
manto di copertura in lastre, per ottenere la totale scomparsa del pluviale
sul tetto.
Uno studio, da parte di un tecnico abilitato, ha confermato la necessità,
secondo le normative vigenti, della gabbia di Faraday.
La collocazione di tale sistema pur rispondendo a precise necessità
normative, non ha impedito un controllo formale dello stesso con un abbinamento
ai pluviali e una gestione del ritmo dei supporti.
L’utilizzo di piccoli distanziatori ha consentito una minore visibilità
delle "calate" sui muri evitando la sovrapposizione del filo e della sua
ombra che ne raddoppierebbe la percezione.
Sul perimetro della chiesa è stato realizzato un drenaggio,
con ghiaia, collocato in uno scavo di circa 80 cm. di profondità
per 50 cm. di larghezza.
E’ stato posto in opera un pannello del tipo "Delta MS" in grado
di proteggere la parete consentendo una micro ventilazione, mentre sul
muro di fondazione e per una fascia fuori terra è stato steso un
rinzaffo consolidante antisale.
La struttura architettonica – I tracciati regolatori
L’approfondito rilievo operato con il metodo della fotogrammetria
terrestre esteso all’intera chiesa ed al campanile (piante, sezioni, prospetti
in scala 1:50 - 1:100) operato dallo studio "Architetti Colombo, Zeffinetti
e Peverelli" ha consentito la messa in evidenza dei principali tracciati
compositivi utilizzati nel progetto della chiesa con importanti risvolti
nella reale comprensione della cultura di questo progetto sei/settecentesco.
La facciata principale, le facciate laterali e la stessa pianta
sono costruite su una maglia di metri 10x10.
La facciata principale sotto il timpano è formata da un quadrato
di metri 20x20, divisa orizzontalmente in due ordini da un forte cornicione
posto in corrispondenza della sezione aurea.
Complessivamente la facciata si inscrive in una maglia di 6 quadrati
(due di base e tre di altezza) di metri 10x10 ed è organizzata sulla
traslazione in basso e in alto della stessa maglia.
L’edicola della statua dell’Assunta che domina la facciata ha il
centro del suo arco nel baricentro del triangolo che si forma tra il vertice
del timpano e la base della chiesa.
Le facciate laterali sono organizzate con una base di tre moduli
e un’altezza di due.
La zona bassa corrispondente alle cappelle laterali e quella alta
corrispondente ai contrafforti dividono in due parti pressoché identiche
la facciata.
Il segno del cornicione di pietra, alla base della voluta presente
sulle facciate laterali, come segno cromaticamente netto corrisponde alla
divisione secondo la sezione aurea della facciata principale.
La stessa pianta è organizzata secondo una larghezza di due
moduli per tre di lunghezza.
Il campanile completato nel 1803 è stato inserito con forte
rigore compositivo nello schema della chiesa costituendone una sostanziale
continuazione.
Il suo lato esterno corrisponde al ribaltamento dell’altezza dal
vertice del timpano e la sua altezza complessiva corrisponde al raddoppio
dell’altezza della chiesa.
In tutta la facciata anche nelle membrature intermedie e più
minute risultano riscontri al rigoroso controllo compositivo esercitato
con riferimenti sicuri alla metrica della trattatistica cinque -seicentesca.
Indagini ISMES
La "ISMES" di Bergamo ha effettuato rilievi ed indagini con riferimento
al quadro fessurativo ed agli ammaloramenti delle facciate interne ed esterne
delle strutture murarie
del campanile e della chiesa e una serie di sondaggi nelle murature
di fondazione.
Vengono proposte verifiche ed interventi
mirati sulla copertura della navata della chiesa e interventi più
generalizzati per il campanile che saranno oggetto di futuri progetti.
Previa documentazione grafica
e fotografica e campionatura delle soluzioni conservative individuate
con la D.L. sono state eseguite le seguenti operazioni:
L’intervento conservativo sopra descritto non ha (non poteva) restituire
la completa integrità fisica ai manufatti che i processi secolari
di degrado avevano parzialmente compromesso. La metodologia ed i materiali
utilizzati per il restauro per quanto scelti ed impiegati con la massima
attenzione e perizia potevano tutt'al più interrompere, ove possibile,
i fenomeni di degrado, restituire la leggibilità dei manufatti e
garantire loro una ulteriore sopravvivenza nel tempo. Per salvaguardarli
è necessario mantenere vigile l'osservazione sul loro stato di conservazione
mediante controlli ravvicinati periodici onde intervenire tempestivamente
con piccoli interventi di consolidamento qualora si riaprissero piccole
fratture e/o fessurazioni nei punti più vulnerabili della superficie
degli intonaci. La manutenzione dovrebbe limitarsi a piccole stuccature
con malta non cementizia: sabbia di fiume e calce idraulica a basso contenuto
di sali idrosolubili "Lafarge" e, se necessario, ad applicazioni periodiche
di acqua di calce irrorata a spruzzo, a bassa pressione.
Scheda dei materiali utilizzati
1. Inerti
Sabbia locale di fiume di granulometria diversificata
polvere di pietra gialla di Zandobbio (BG)
2. Intonaci
intonaco a base di calce idraulica bianca a basso contenuto di sali solubili "Medolago" (Ceprovip Spa)
intonaco a base di calce idraulica bianca a basso contenuto di sali solubili "Stacepro" (Ceprovip Spa)
intonaco di cocciopesto a base di calce idraulica bianca a basso contenuto di sali solubili (Ceprovip Spa)
intonaco antisale a base di calce idraulica bianca a basso contenuto di sali solubili (Ceprovip Spa)
3. Leganti
Calce idraulica bianca a basso contenuto di sali solubili (Lafarge)
grassello di calce
4. Terre
terra d’ombra
5. Miscele consolidanti per iniezioni in profondità a base
di calce idraulica bianca a basso contenuto di sali solubili e polvere
di pietra finissima: salvaintonaco a base di calce idraulica (Ceprovip
Spa)
6. Prodotti per la pulitura dei manufatti lapidei (portali laterali
in calcare compatto e in pietra arenaria)
Seppiolite finissima
Carbonato di ammonio
6.1. stuccature delle fessurazioni con povere di pietra finissima
cromaticamente simile a quella originale e calce (Lafarge)
7. Biocidi
Prodotti a base di sali quaternari di ammonio (Desogen-Ciba Geigy e Dimanin-Bayer)
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"Presentazione progetto"
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