Sentiero CAI 413
(Ronco - rif. Tagliaferri - passo Venano)
Scritto il: | 12/08/2000 |
Aggiornato il: | 21/11/2002 |
SCHEDA: | ||
Numero CAI: | 413 | |
Altre numerazioni: | Nessuna | |
Nome o soprannome: | Nessuno | |
Partenza: |
Frazione Ronco 1075 metri oppure dal Chalet del Vò 1100 metri |
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Arrivo: | Rifugio Tagliaferri al passo di Venano 2328 metri | |
Dislivello: | 1128 metri | |
Tempi parziali: | ||
Tempo totale: | ore 3.30 | |
Lunghezza: | chilometri 12 | |
Periodo consigliato: | Fine maggio - novembre | |
Difficoltà: | E - Escursionismo medio / facile | |
Attrezzatura: | Utile la piccozza in primavera | |
Note naturalistiche: |
Percorso vario con emergenze floreali ed ambientali notevoli. Buona presenza d'animali, in particolare camosci e marmotte. |
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Note tecniche: |
In primavera la permanenza di neve di valanga o la formazione di ghiaccio sul sentiero, rendono particolarmente insidiosi alcuni tratti di mulattiera. |
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Note storiche: |
L' attuale tracciato è stato realizzato nel 1917 durante la Grande Guerra. Visitabili alcuni ripari sottoroccia d'epoca storica. |
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Bivi ed incroci: |
Il passo di Venano è un importante crocevia da cui si dipartono il CAI 416 e il CAI 430, il numero 13 della valle Camonica. |
DESCRIZIONE:
Giunti al ponte sul torrente
Vò, all'altezza di una segheria, si diparte,
dalla S.S. 294, una stradina asfaltata che, conduce ad un gruppo di case.
Superato il ristorante
Chalet del Vò inizia la strada sterrata, dove è opportuno
lasciare l'auto, sulla destra, in leggera salita si stacca la mulattiera che,
percorrendo la valle Veneroccolino, conduce al passo del Veneroccolo, il
sentiero porta il contrassegno CAI 414.
Il nostro percorso, contrassegnato con il numero 413, inizialmente pianeggiante,
non entra subito nel bosco, ma, lasciata una seconda piazzola di sosta,
supera un torrente con un comodo ponte. Entrati quindi nel bosco si percorrono
dei comodi tornanti per attraversare, poi, un ruscello che scende dalla valle del Cargadù, ai piedi del monte Bognaviso. Il percorso è sempre dolce ed agevole
fino ad un evidente slargo. Proseguendo sempre dritti in pochi minuti si arriva alla nota
Cascata del Vò, suggestivo scorcio di natura. A questo punto si lascia la sede della strada
sterrata e grazie ad un emozionante ponte si attraversa nuovamente il torrente Vò
e con una ripida, ma breve salita si arriva nei pressi di un antico forno di fusione del minerale, dove s'incrocia la
mulattiera che proviene da Ronco, secondo punto di partenza per questo percorso.
Si continua, ora, sulla mulattiera stessa che, con una pendenza costante,
attraversa un canale, in primavera solitamente invaso dalla neve mentre il bosco, già
rado, ora degrada sempre più e agli abeti rossi si sostituiscono il pino mugo,
gli ontani e i noccioli. Nei pressi di una piccola
sorgente, si intravede la cuspide verdeggiante del monte Demignone, (mt. 2587) mentre,
osservando attentamente il versante opposto della montagna, è possibile, fino in
primavera inoltrata, notare dei camosci al pascolo. Poco discosti dalla
mulattiera principale, in alto, nascosti dalla vegetazione, sono ubicati dei
suggestivi ripari sottoroccia, un tempo adibiti ad abitazioni
(1). Il
sito, raggiungibile in pochi minuti su traccia di sentiero, è denominato Baite
del Brusa e, probabilmente era una sorta di villaggio per i minatori.
Ora si prosegue sulla mulattiera militare e passati tre comodi tornanti, si guada il
ruscello che scende dalla
Valle degli Orti e che, in primavera ed in autunno inoltrato, può presentare
tratti ghiacciati.
Si continua in piano e si superano altri quattro tornanti, dopo di che si entra
nella conca che ospita la prima stazione dell'alpeggio del Venano
(2); di fronte, su
di un promontorio, si scorge la casa di caccia di proprietà dell'Amministrazione
Provinciale di Bergamo. Il sentiero continua attraversando per intero la conca
in direzione N-W lasciando, sulla sinistra in alto, la baita bassa riparata da
uno sperone di roccia. Percorsi due tornanti, che permettono di scavalcare un
piccolo promontorio e superato un caratteristico intaglio, in cui sono smorzati
tutti i rumori, si apre un secondo ripiano da cui, in alto, leggermente sulla sinistra
in direzione N-W, si può notare il rifugio Tagliaferri
(3). Con un comodo ponte si
attraversa nuovamente il torrente e si transita davanti alla Baita di mezzo,
seconda stazione dell'alpeggio, per poi affrontare un tratto, particolarmente
suggestivo, di mulattiera ricavato artificialmente scavando la roccia.
Ci si trova ora nei pressi di un piccolo pianoro acquitrinoso in cui è ubicato
un riparo sottoroccia, ed il sentiero prosegue, guadagnando un dosso erboso,
per procedere poi, entrando, nella
valle fra massi di frana, giungendo al terzo ripiano che ospita la Malga alta di Venano
(4).
Verso S-E si sviluppa la valle Cervera, che, con un sentiero poco evidente, risale i pendii del monte Bognaviso
collegandosi con la valle del Veneroccolino. Il nostro itinerario prosegue
transitando davanti alla baita, dove c'è una sorgente percorrendo tutto il pianoro in piano finché,
superato l'alveo del torrente, quasi sempre in secca, ricomincia la salita. Il
tracciato del sentiero, caratterizzato da una serie di tornanti, non segue
fedelmente il vecchio percorso bellico, di cui fra i vari smottamenti naturali, si
possono osservare ancora le opere murarie, ma percorre alcune scorciatoie.
Superato un caratteristico intaglio, ricavato artificialmente nella viva roccia,
si guada un torrente il cui fondo è stato sistemato con la posa di cemento;
siamo al chilometro 8 della strada militare, e a questo punto, la sagoma del
rifugio, finora rimasto in vista, scompare. Seguendo due tornanti e un lungo
traverso verso S-E, che scavalcata una vallecola, ci si porta ad un pianoro
roccioso, solcato da alcuni ruscelli, da cui si domina, di fronte, il pizzo
Tornello (mt. 2687). Un secondo traverso, verso S-E, porta ad un grazioso
laghetto d'origine glaciale con un satellite più piccolo dove al di sopra,
al primo tornante, riappare verso N il rifugio posto al passo di Venano. Con due
stretti tornanti si superano i resti di un'antica morena ormai inerbita e si
prosegue con un lungo diagonale in direzione N - N - W. Quest'ultima parte di
mulattiera, inizialmente in leggera salita, ma poi pianeggiante, è lunga due
chilometri ed è stata ricavata scavando artificialmente la roccia che forma le
balze rocciose della montagna.
All'altezza di un'evidente frana, che ha parzialmente cancellato la mulattiera,
si incontra il bivio con il sentiero per il rifugio Curò e il pizzo
Tornello, (contrassegno CAI 416 e 430). Superato l'evidente intaglio nella
roccia, la strada si divide: scendendo in pochi minuti si arriva al rifugio Nani
Tagliaferri
(5), proseguendo in piano si perviene al passo di Venano
(mt. 2328). Dal valico, scendendo verso N-W, si può raggiungere la diga di Frera,
in valle Belviso, proseguendo verso est, seguendo il sentiero CAI 416, si può
andare al passo del Vivione, (mt. 1828), transitando per il passo del
Veneroccolo, (mt. 2316).