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IL BOSCO E I BOSCAIOLI
L'articolo 5 del regolamento economico 24 marzo 1855...
Prescrive di limitare per massimo nei progetti di vendita alle piante aventi il
diametro non inferiore a cm 40 preso ad un metro dal suolo verso monte.
Questa limitazione produce l'effetto che non debbasi vendere che piante grandi e stramature; ed è pei nostri boschi di doppio danno, primo
perchè le legne stramature producono un carbone non forte e meno adatto alla fusione del ferro
all'opposto carbone delle legne meno invecchiate che producono un carbone più forte e
più utile alla forte fusione del ferro, e più ricercate e meglio pagate, perché
tali piante occupano nella loro conferenza una buona estensione del contiguo
fondo che occupato da quei rami non vi agisse né il sole ne le ruggiate e ne
anche le piogge, e perciò rimane tutto quel estensione affatto spopolata e in
fruttifera, e vi muojono ancora le piccole pianticelle che per avventura vi
esistesse anco dopo levata la pianta per molti anni e rimane in fruttifero, ed a
stento e si riproduce.
All'opposto non lasciandomi delle si forti piante, il terreno che peraltro è ben
verace si mantiene popolato e anco assai fitto per cui di mano in mano che legne si avanzano, né per l'ordinario ogni 8
o 10 si diradano a scelta prelevando le legne più fitte ed a discreta maturanza, scegliendo sempre le più infeconde
e
meno vegetanti e storte o danneggiate in qualche modo, lasciandovi le migliori
che promettono propria vegetazione, e così si ha una quantità di legna e di
migliore qualità, ed entro brevi spazi di tempo, ed il bosco e si riproduce
egualmente breve, ed è perciò che si ottiene maggior quantità di legna in minor
tempo, a differenza da ciò che risulterebbe a lasciare invecchiare le piante che
non vi arriverebbero in moltissimi luoghi né pur in un secolo, e più anzi in
molti luoghi invecchiando intereliscono, e poi rimarrebbe il fondo insterilito
anco per molti anni addietro è forse anca sempre.
(Petizione alla luogotenenza della Lombardia, 3 maggio 1855)
L'articolo 8 prescrive che la terramento delle piante si eseguisca senza
l'estirpazione del ceppo, che si potrà poi vendere in seguito se troverà
opportuno. Ancor questo riesce discapito all'utilizzazione del bosco
resinoso, perché lasciandomi il ceppo, occupa il fondo, che fino non è affatto
consunto il ceppo, non riproduce, ed invece estirpando ancora il ceppo oltre che
si ottiene la legna, si smuove e si coltiva il terreno e così smosso vi
germogliano subito le sementi che vi cadono in abbondanza e vi crescono
mirabilmente, e quindi non sono da lasciarvi le ceppaje che quelle sole, che
affatto contigue ad altre pianticelle si dovesse queste necessariamente
estirpare o danneggiare.
L'articolo 22 del regolamento 20 marzo 1855 vorrebbe che si facessero lì assegni
delle leghe ad uso focolare o di famiglia, con la fissazione del bosco,
ubicazione e dimensione e età delle legna.
Su tale proposito si ritiene di far osservare che questi comuni non hanno
boschi propriamente detti nei quali i comunisti esercitano tagli di leghe ad
uso di fuoco, ma per tale uso hanno il diritto e la consuetudine di tagliare i
spini ed i piccoli rbusti, cespugli e simili non abili a carbone cresciuti nei
boschi di privata ragione, e talvolta di pochissima entità di modo che in molti
luoghi si deve percorrere più ed anche molte pertiche di terreno onde
rinvenire ove ottenere ormai una lieve carica di legna da uomo ancor che verde
e pesante ed è perciò che non si potrebbe fare un assegno, oltre che sono in
assai piccola porzione ma sufficiente neppure per i più poveri, i quali sono
giorni nei quali forse non hanno l'opportunità di fare la giornata, si accingono
a girare l'intero giorno a radunare una sua carica di legna e talvolta a stento.
L'articolo 25 prescrive poi ancora che tali legne ad uso di fuoco non possono
tagliarsi e trasportarsi che del principio di ottobre a tutto aprile, anco
questo è affatto incompatibile colla nostra aalpestre ubicazione mentre in
tale epoca i boschi sono sempre coperti di neve, e le esterne operazioni
affatto ineseguibili per l'eccessivo freddo e neve.
(Petizione alla Luogotendenza della Lombardia, 3 maggio 1855)
La legna migliore da bruciare, da noi, è certamente il faggio, ma vanno bene
anche l'acero e il frassino... tutto il ceduo forte. Non ha le stesse calorie del
faggio, anche se e della buona legna, il ceduo dolce… l'ontano, il nocciolo, il
salice. La betulla fa una bella fiamma, ma non scalda molto... Invece ha tante
calorie ed è un legno forte il ramo di "paghèra": quando facevano il "poiàt" con
i rami di paghèra, venivano fuori dei pezzi di carbone che suonavano come il
ferro. Anche il pino mugo faceva un carbone eccellente.
Ogni legna veniva poi usata per qualcosa di preciso: ad esempio le "lese di
strusì" - ed anche i primi sci - erano fatte con il frassino, abbastanza forte
e scivoloso, ma bisognavsa usare frassini giovani, perché quelli vecchi sono fragili. Anche
l'acero poteva andar bene, ma è più fragile del frassino: con l'acero si
facevano i "basgiòcc".
Sarebbe invece stato un controsenso fare una "lesa" col " pagher ".
Il nostro legname si adatta poco a immobili e ai serramenti, perché è un
legname nervoso e ci sta poco; è invece buono per l'edilizia, per i tetti, per
le travi, per le armature delle case...
Ci sono tanti piccoli segreti... La trementina, ad esempio, che si usava per
fare gli unguenti... antireumatici… Al povero Cesare di Schilpario -l'ultimo anno
che lavoravo nei boschi gliene davo tanta- per ogni litro di trementina mi dava un
chilo di reggiano… lui preparava questi unguenti antireumatici, che servivano
anche per cicatrizzare le ferite....
Ma non tutti i larici hanno la trementina, bisogna prendere quelli delle coste esposte al vento, perché il vento produce nel larice delle ondulazioni e il
larice piano piano si "spoglia" nel tronco e fa dentro delle "lame", degli
"occhi" che si riempiono di trementina… Poi quando si tagliano viene fuori la
trementina: la quantità non dipende dalla grandezza dei larici, ma dalla
posizione esposta al vento... Ci sono larici anche piccoli, di 30-40 centimetri
alla base, che danno molta trementina... anche 2, 3 litri.
Una volta ho tagliato un bosco sopra Ronco e ne avrò tirata insieme 40-50 litri
… su una costa -che chiamano "costa di maoi" - tutte le piante che tagliavo gli
schizzava fuori la trementina alla base… allora prendevo su delle scatole… dei
cartoccii del latte e con delle cortecce facevo delle "saline"… ne ho raccolta
davvero molta.
Quando mi ferivo le dita prendevo l'olio dell' "aès", dell'abete bianco,
che nella corteccia ha come delle piccole vesciche… si rompono e viene fuori un olio
profumatissimo. A mettere quello lì in due giorni si cicatrizza la pelle. Oppure
si usava la trementina.