Nella profondità di campo esiste un caso
particolare in cui il punto lontano (Pl in figura 7) si trova all'infinito.
La distanza a cui si deve mettere a fuoco l'obiettivo per ottenere questo caso particolare
prende il nome di IPERFOCALE.
Dal punto di vista pratico basta impostare sulla ghiera dei diaframmi il valore di
diaframma "f" che si è scelto (meglio se "f" è grande) e quindi
muovere la ghiera per la messa a fuoco fino che il simbolo dell'infinito non si trovi
sopra a quel numero scritto sulla scala della profondità di campo e posto alla destra
della tacca di riferimento delle distanze, che indica il valore di "f"
impostato.
Un esempio pratico è dato in figura 10 dove è stato scelto diaframma 16, si ha una
profondità di campo che và da circa 13 metri fino all'infinito ed una distanza di messaa fuoco (che in questo caso si chiama iperfocale)
di 20 metri.
Notasi che per impostare l'iperfocale il simbolo dell'infinito si trova sul numero 16 di
destra della scala della profondità di campo mentre il valore dell'iperfocale (la
distanza a cui l'obiettivo è messo a fuoco) è solo una conseguenza diretta del diaframma
scelto: ad esempio se si fosse scelto diaframma "f22" l'iperfocale sarebbe
caduta tra 13 e 20 metri.
Il vantaggio sta nel fatto che (riferendosi a figura 10) tutti gli oggetti che si
trovano da 13 metri all'infinito non vanno messi a fuoco perché cadendo nella zona
delimitata dalla profondità di campo risulteranno certamente nitidi.
L'iperfocale in un obiettivo come quello di figura 10
(che rappresenta un medio-tele da 135 mm) non è un grande vantaggio ma applicata
su obiettivi normali o meglio ancora grandangolari l'iperfocale può essere di grande
aiuto.
Per dare un esempio pratico usando diaframma "f16" su di un obiettivo
grandangolare da 28 mm di focale si ha una distanza iperfocale di di circa due metri e
tutti gli oggetti che si trovano da un metro e mezzo fino all'infinito risultano essere
certamente nitidi. Con una simile profondità di campo diventa inutile mettere a fuoco
perché praticamente tuttoil campo visibile
resta a fuoco. Sfruttando questa caratteristica si può usare una macchina manuale quasi
come se fosse una macchina automatica perché l'unica cosa che si deve fare, è scegliere
il corretto tempo di posa (il diaframma è già stato scelto per avere l'iperfocale e la
messa a fuoco è inutile appunto per la grandissima profondità di campo).
Nel caso che si abbia a disposizione una macchina automatica con l'esposizione a priorità
di diaframmi (ovvero si impostano a mano i diaframmi e la macchina sceglie automaticamente
il tempo) grazie all'iperfocale non rimane altro da fare che inquadrare e scattare ed è
praticamente impossibile sbagliare una foto; quasi come se fosse una sofisticatissima
autofocus.
In passato il metodo dell'iperfocale veniva usato essenzialmente dai fotoreporters che non
avendo più il problema della messa a fuocopotevano
ottenere ottime foto in tempibrevissimi.
Molti di loro eliminavano anche il fastidio di scegliere il tempo d'esposizione
illuminando l'ambiente con la luce di un flash. Abbinando l'uso del flash a quello
dell'iperfocale diventa inutile ogni tipo di correzione nell'esposizione e nella messa a
fuoco ed è possibile anche scattare foto alla cieca (senza guardare nel mirino) ed essere
quasi certi che uscirà una buona fotografia. In pratica avevano trovato il modo di
trasformare le loro macchine totalmente manuale degli anni '30 in qualcosa di estremamente
simile alle moderne autofocus.
Volendo si può applicare lo stesso criterio anche ai giorni nostri ma è bene non
dimenticarsi che il flash toglie praticamente tutti i giochi di luce ed ombra e che
l'iperfocale costringe ad usare obiettivi che danno solo una visione d'insieme e non i
dettagli.